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Liquirizia: dolce e golosa, nell'antichità veniva usata come cura naturale

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Liquirizia: dolce e golosa, nell'antichità veniva usata come cura naturale

Cari golosi, quanti di voi non rinunciano ad un goloso bastoncino di liquirizia o ad una dolce rotella? Beh, questa delizia che accontenta i palati di grandi e piccini deriva dall'omonima pianta (Glycyrrhiza glabra), che appartiene alla famiglia delle leguminose.

Per ottenere le liquirizie che noi consumiamo si unisce l'estratto della pianta, allo zucchero e a un addensante. C'è poi chi preferisce addirittura masticare direttamente le radici della pianta stessa, per goderne a pieno il sapore.


La storia

Il nome "liquirizia" deriva dal greco "glucos", cioè "dolce", e "riza", cioè "radice".

La pianta di liquirizia ha una storia millenaria, pare infatti che già si coltivasse nell'antico Egitto, in Assiria, nella Magna Grecia e in Cina, dove era famosa per le proprie proprietà e veniva usata come medicina contro tosse, intossicazioni e malattie del fegato.

La pianta arrivò in Europa nel XV secolo grazie ai frati domenicani e da lì si diffuse poi in tutto il mondo, dove iniziò ad essere utilizzata anche come vero e proprio alimento.

Proprietà

La pianta di liquirizia è composta da glicirrizina, una sostanza molto più dolce del saccarosio, fitosteroli, saponine, mannite, amidi e vitamine.

La liquirizia possiede proprietà digestive e antinfiammatorie, è dunque utili contro il bruciore di stomaco e le ulcere. La glicirrizina favorisce l'azione antivirale, combatte la formazione dell'herpes e previene le infezioni; per questo la pianta è spesso utilizzata per disintossicazioni alimentari.

È inoltre utile per sedare la tosse, l'asma e la bronchite e, grazie alla mannite, ha una funzione leggermente lassativa che la rende ottima in caso di disturbi intestinali.

Controindicazioni

Attenzione però a non esagerare perché, anche se la liquirizia è davvero buona, purtroppo se assunta in dosi eccessive produce ritenzione idrica, alza la pressione sanguigna e può causare gonfiori e mal di testa.


di Francesca Barzanti, pubblicato il 20/09/2018


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