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Tisana epatostimolante e disintossicante (carciofo, cardo e tarassaco)

di Andrea Mengassini

Rubriche Cucina e dintorni Botanica in cucina

Erbe per tisanaLe festività natalizie sono sempre una gioia per il cuore… e per il nostro apparato digerente, che è sottoposto ai lavori forzati. Pranzi, cenoni, a base soprattutto di grassi, zuccheri e proteine (salse, carni e pesce sono imperanti in tutti i menù di questo periodo) rendono laboriosi i giorni successivi alle libagioni.

I Nutrizionisti ci consigliano, allo scoccare della mezzanotte del 6 gennaio, attività fisica, alimentazione a base preponderante di frutta e verdura e abbondanti liquidi ipocalorici per smaltire gli eccessi.
Anche l'Erboristica, nel suo piccolo, può aiutare in questa "convalescenza post-baldoria". Ciò che si vuole ottenere è stimolare la funzionalità epatica e digerente, per consentire un rapido smaltimento degli eccessi metabolici a seguito degli abbondanti pasti lipidici e glucidici. A questo scopo nelle erboristerie di fiducia si possono richiedere opportune miscelazioni di erbe e droghe derivate, di cui diamo una descrizione per un consapevole acquisto.

Sulla base della propria tradizione e della propria formazione, ogni erborista utilizzerà una miscela adattando il gusto organolettico e gli ingredienti adiuvanti, anche in funzione della disponibilità di erbe sul territorio. A prescindere da ciò, si descrivono comunque alcuni elementi costanti, soprattutto relativi all'ingrediente principale, ossia quella droga che agirà in primis sul nostro organismo.
Una tisana stimolante e disintossicante per il fegato e coadiuvante per una buona funzionalità intestinale, si compone essenzialmente di carciofo e cardo mariano oppure di radice di tarassaco, che aiutano oltre tutto ad eliminare le scorie aumentando la diuresi, a cui si possono aggiungere rabarbaro per le sue proprietà stimolanti lo stomaco e l'intestino e radice di liquirizia come edulcorante.

Gli ingredienti

Il carciofo (Cynara scolymus ovvero C. cardunculus var. scolymus) appartiene assieme al cardo (diversi generi: Carduus, Silybum, Cnicus ed Echinops) alla famiglia botanica delle Composite Tubuliflore.
Il primo deriva per selezione orticola dal cardo selvatico, dotato di una enorme quantità di spine; sono stati gli orticoltori italiani del XV secolo, in Toscana, ad aver selezionato quegli esemplari che progressivamente persero le spine ed ingrossarono le brattee dell'infiorescenza, fino ad assumere l'aspetto carnoso che oggi conosciamo, soprattutto per gli usi gastronomici.
Il carciofo è una pianta erbacea perenne che non si trova spontanea; in cucina se ne consumano le foglie dei capolini giovani, al primo anno di vita.
Contiene diversi principi attivi, appartenenti a quattro classi distinte: acidi chinici esterificati; lattoni sesquiterpenici, che conferiscono il sapore amaro tipico; eterosidi flavonoidici derivati del luteolo; acidi organici semplici. Si riscontrano inoltre tannini, sali organici di potassio e di magnesio e vitamine del gruppo B.
L'attività è di tipo epatoprotettiva, coleretica e diuretica: questi termini indicano che i metaboliti secondari producono un'azione epatostimolante con proliferazione di cellule e mobilizzazione delle riserve del fegato; un aumento della secrezione di bile; un aumento delle secrezioni gastriche e della capacità digestiva a livello duodenale con ottimizzazione della funzionalità di tutto l'apparato gastroenterico; inoltre i principi attivi determinano un incremento del volume delle urine e un'azione ipocolesterolemizzante, ossia facilitano l'eliminazione di colesterolo attraverso la bile dopo la sua conversione in acidi biliari.

Il cardo mariano prende questo nome dalla tradizione secondo cui Gesù Bambino si nascose sotto una foglia di questa pianta erbacea per sfuggire alla persecuzione di Erode e le gocce del latte di Maria che lo allattava finirono sulle foglie stesse, conferendo loro la caratteristica striatura bianca su fondo verde. L'infiorescenza è un capolino globoso composto da fiori rosso violacei e avvolti da un involucro di brattee, ossia foglie metamorfosate pungenti.
Nei capolini si ritrovano i principi attivi, rappresentati da prodotti flavonoidici ad azione antiepatotossica, determinanti aumento della sintesi proteica delle cellule epatiche; hanno quindi un'azione protettiva nei confronti di numerosi tossici, metabolici e di origine esogena. Poiché le foglie sono commestibili, oltre che in tisana possono essere consumate come insalata per attenuare i disturbi funzionali del fegato.

Il Tarassaco, Taraxacum officinale, ovvero T. dens-leonis, anch'esso della famiglia delle Composite, è una pianta erbacea perenne che viene popolarmente chiamata "dente di leone" o "soffione". La droga è rappresentata dalla radice che contiene la tarassicina dal sapore amaro, depsidi, coline, carotenoidi e inulina, che hanno azione diuretica e stimolante sul fegato a produrre bile.


La preparazione

Si procederà ad immersione del mix di erbe in una tisaniera con circa 200 ml. di acqua bollente, in infusione per circa 10 minuti. Si può addolcire la tisana ottenuta a piacere, ad esempio con un cucchiaino di miele.


Note

Attenzione! La miscelazione della tisana deve essere effettuata da un Erborista diplomato, che utilizzerà droghe di chiara qualità e sicurezza igienica, preferibilmente da agricoltura biologica certificata.
La composizione quantitativa delle parti vegetali potrà variare in funzione delle specifiche preparazioni.
Si sconsiglia di reperire le erbe in modo autonomo, sia per la difficoltà spesso di riconoscere le piante in campo, sia per la possibilità di utilizzare esemplari inquinati da fitofarmaci o da metalli pesanti, soprattutto se raccolti in prossimità di centri urbani e agricoli.

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